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Generative Design per una progettazione sempre più intelligente

Generative Design per una progettazione sempre più intelligente

Prendiamo spunto da un articolo uscito lo scorso 16 dicembre su www.themanufacturer.com per parlare di Generative Design.

 

L’articolo si basa su un’intervista a Jeff Kowalski, Autodesk Senior Vice President, Chief Technology Officer: Kowalski parte rompendo le convenzioni sul CAD in piedi da 50 anni a questa parte. Si è sempre pensato che l’acronimo di CAD fosse Computer-Aided Design, ma la realtà è che sarebbe meglio definirlo Computer-Aided Documentation. Come sostiene Kowalski il computer non ci aiuta nell’idea del progetto, ma è solo un mezzo per creare la documetazione realtiva ad esso.

 

Da questo si deduce che il computer è sempre stato considerato uno strumento passivo deputato alla mera esecuzione sulla base di input forniti dal progettista. Ma come fare per utilizzare il computer in maniera più efficiente, sfruttarlo al pieno delle sue potenzialità e renderlo davvero utile nel processo di generazione del progetto

 

Qui entra in gioco il Generative Design.

 

Secondo Wikipedia per Generative Design si intende “un metodo di progettazione nel quale l’output – sia esso un immagine, un suono, un modello architettonico, un’ animazione – è generato da un set di regole o da un algoritmo, normalmente utilizzando un software. La maggior parte del generative design è basato sulla modellazione parametrica. E’ un metodo veloce per esplorare le alternative di progettazione ed è utilizzato in vari campi come le arti, l’architettura, l’industrial design.

 

Al di là delle definizioni, con il Generative Design si parte dalla condivisione degli obiettivi e delle regole a cui attenersi con il computer, che grazie al software deputato esplora e propone tutte le possibilità progettuali, ne simula le performance e aiuta il progettista/designer a selezionare l’idea che meglio risponde ai parametri di successo. Quindi al computer non viene più detto “cosa deve fare” ma quali obiettivi raggiungere, lasciando che operi proponendo diverse soluzioni.

 

Autodesk è promotore di un progetto di ricerca chiamato Dreamcatcher, che si basa proprio su questo principio: si tratta di una piattaforma sperimentale di progettazione focalizzata proprio ad esplorare sistemi di generative design. Con Dreamcatcher si inizia condividendo gli obiettivi con il computer il quale, utilizzando metodi generativi, crea un grande set di potenziali soluzioni, sintetizzandole automaticamente grazie all’uso del cloud computing. Nel tempo in cui l’operatore avrebbe disegnato un solo progetto, Dreamcatcher riesce a generare anche tutte le altre  possibili alternative ad esso. E’ possibile poi ottenere risultati ancora più performanti ridifinendo gli obiettivi, affinando i parametri e aggiornando le alternative.

 

Alternative di forme, metodi di produzione, materiali e costi, ad esempio. E il computer può farlo mettendo in relazione cause ed effetto e le simulazioni effettuate.

Parole d’ordine per definire il workflow Generative Design: ISPIRARE, GENERARE, ESPLORARE e FABBRICARE

 

 

 

Per saperne di più:

Articolo themanufacturer.com originale (lingua inglese) http://www.themanufacturer.com/articles/cad-is-a-lie-generative-design-to-the-rescue/

Definizione Generative Design (lingua inglese) https://en.wikipedia.org/wiki/Generative_Design

Progetto Dreamcatcher (lingua inglese) http://autodeskresearch.com/projects/dreamcatcher